La mediazione familiare ha le potenzialità per generare effetti trasformativi benefici sulle parti attraverso due processi: l’empowerment e la recognition.
IL POTENZIAMENTO
Il potenziamento – o empowerment – rende la coppia capace di gestire in autonomia la loro relazione e immaginare possibili soluzioni senza l’aiuto di terzi.
Il processo di self empowerment permea di fatto tutto il percorso della mediazione.
Le persone coinvolte in una separazione coniugale spesso si trovano in una situazione di indefinitezza, confusione, indecisione e disorganizzazione. Possono avere la sensazione di aver perso il controllo della loro vita.
Man mano che il percorso di mediazione avanza, le parti convenute manifestano un atteggiamento di maggiore serenità, sicurezza, apertura, controllo della loro situazione. È a questo punto che è compiuto il processo di self empowerment.
Il processo di empowerment è costituito per R.A. Bush da cinque elementi indipendenti: gli obiettivi della coppia, le opzioni disponibili, le loro abilità, le risorse possedute, la capacità decisionale.
Gli obiettivi: le parti individuano con maggiore chiarezza quali sono i loro obiettivi, gli interessi personali, le motivazioni importanti e degne di considerazione.
Le opzioni: le parti diventano consapevoli delle diverse opzioni disponibili per conseguire i loro obiettivi, realizzano di avere più scelte a disposizione e di averne il controllo.
Le abilità: le parti conquistano ulteriori abilità nella gestione e superamento del conflitto. Imparano ad ascoltare, comunicare, analizzare e argomentare i loro problemi più efficacemente. Acquisiscono la tecnica del brainstorming e imparano a valutare soluzioni alternative.
Ricordo con soddisfazione la seduta di mediazione familiare tra Cristina e Alessandro, entrambi avevano imparato a utilizzare le tecniche della mediazione familiare. Al termine della seduta economica Alessandro concluse affermando con certezza: “Penso che entrambi preferiamo rinunciare a qualcosa piuttosto che toglierla a nostra figlia”. Cristina non poté che confermare di essere d’accordo. Riportare l’attenzione sui figli e sulle loro esigenze è una tecnica che spesso i mediatori familiari adoperano per restituire un clima di serenità ai coniugi. Nel caso di specie Alessandro aveva reso sua una tecnica appresa durante la mediazione. Quindi non si tratta di un mero apprendimento teorico, ma di un apprendimento che nasce dall’applicazione concreta e genera effetti trasformativi.
Le risorse: le parti conquistano consapevolezza rispetto alle risorse possedute e disponibili per il conseguimento dei loro obiettivi, ovvero che:
1. sono in possesso di qualcosa che per l’altro è un valore;
2. che ogni risorsa personale può essere riorganizzata e valorizzata;
3. di essere in possesso di risorse sufficienti a migliorare soluzioni prima non considerate;
4. che possono aggiungere ulteriori risorse;
Capacità decisionale: Le parti riflettono, comprendono ciò che desiderano fare e prendono decisioni responsabili per se stesse. La coppia indaga e accetta i punti di forza e di debolezza, i vantaggi e gli svantaggi delle soluzioni e delle alternative disponibili. Infine, farà scelte comuni e condivise alla luce di queste alternative.
Quando gli elementi di empowerment sopra descritti si concretizzano, i partecipanti manifestano autostima, sicurezza, autodeterminazione e autonomia.
Il self-empowerment può essere comunque conseguito a prescindere dal risultato della negoziazione e dall’esito e contenuto dell’accordo.
IL RICONOSCIMENTO
Al processo di self empowerment si accompagna il processo complementare di recognition (riconoscimento) dell’altro, del suo punto di vista, come egli definisca il problema e perché persegua uno specifico obiettivo.
La recognition è un processo che si sviluppa per gradi, talvolta senza che i soggetti coinvolti ne siano pienamente consapevoli e con un grande effetto di distensione nel processo di negoziazione.
In primo luogo ciascuna parte prenderà in considerazione l’idea di riconoscere l’altro, poi desidererà capire il punto di vista dell’altro, riconoscerà l’altro attraverso il linguaggio e al quarto e ultimo livello riconoscerà l’altro con le azioni.
Ritornando al caso sopra raccontato, Cristina alla fine della seduta in cui si discuteva delle giornate che la figlia avrebbe trascorso con la mamma e il papà, tese la mano al marito per stringere la sua in segno di ringraziamento per gli sforzi e i passi in avanti fatti fino a quel momento.
Il risultato della mediazione trascende il mero contenuto dell’accordo e coinvolge le dinamiche relazionali della coppia, rendendola autonoma e capace di prendere decisioni senza l’ausilio di avvocati e giudici.
dott.ssa Consolata Santino
Mediatrice familiare – Counselor – Consulente legale