Il Narcisismo nelle relazioni può renderle piuttosto disfunzionali e tossiche.
È importante prendere consapevolezza della gravità delle situazioni vissute in modo da poter chiedere l’aiuto di un professionista.
Dalla mitologia…
In “Le Metamorfosi”, Ovidio narra che Narciso, figlio del dio fluviale Cefiso e della ninfa Liriope, era un giovane cacciatore inconsapevole della sua divina bellezza.
Quando era ancora molto piccolo, sua madre consultò l’indovino Tiresia per conoscere il futuro del figlio. La risposta, però, fu piuttosto ambigua: per vivere, Narciso non avrebbe mai dovuto conoscere se stesso. Nonostante la poca chiarezza del responso, la spiegazione dell’enigma si manifestò velocemente.
Durante le sue battute di caccia, Narciso conobbe la ninfa Eco che s’innamorò perdutamente di lui. Tuttavia, per una punizione di Giunone,Eco non poteva parlare né rispondere: poteva solamente ripetere le ultime parole pronunciate dall’altro. Narciso, che era solito non lasciarsi amare da nessuno,non corrispose l’amore di Eco, la quale, pur soffrendo moltissimo, non accettò il rifiuto e rincorse Narciso fino a perdere forza ed energie.Dissolvendosi nel vento, di lei non rimase nient’altro che la voce.
Così, Nèmesi, la dea che rendeva giustiziaai delitti irrisolti o impuniti, decise di vendicare Eco e tutte le fanciulle rifiutate da Narciso e fece in modo che, specchiandosi in una fonte di acqua cristallina, si innamorasse dell’immagine riflessa. Non riuscendo a toccarla né stringerla, si lamentava e i suoi lamenti venivano ripetuti da Eco. Resosi conto che l’immagine amata era il suo riflesso, Narciso si lasciò morire sulla sponda del fiume, dando vita all’omonimo fiore.
…alla Psicologia
Il mito di Narciso racchiude moltissimi significati psicologici che spiegano in maniera dettagliata le strategie di relazione messe in atto da un soggetto narcisista.
In Psicologia, il Narcisismo rientra nel quadro psicopatologico dei Disturbi di Personalità ed è caratterizzato da:
- sentimenti di onnipotenza e grandiosità,
- convinzione che gli altri debbano soddisfare le proprie aspettative,
- utilizzo degli altri per raggiungere i propri scopi senza rimorso,
- carenza di empatia,
- modalità affettiva di tipo predatorio e manipolativo,
- svalutazione e rifiuto dell’altro,
- difficoltà di comunicazione.
È chiaro che per porre una diagnosi di questo tipo è necessario l’intervento di un professionista che possa prendere in esame le numerosissime variabili che entrano in gioco. Infatti, è bene sottolineare che non tutti i soggetti che mostrano queste caratteristiche soddisfano, in realtà, i criteri per una diagnosi di Disturbo Narcisistico di Personalità. Si può parlare, in alcuni casi, di organizzazione di personalità di tipo narcisistico, ovvero una tendenza alla manifestazione non patologica di determinati schemi di pensiero e di comportamento tipici del Narcisismo.
Le caratteristiche narcisistiche si presentano principalmente all’interno delle relazioni: amicali, amorose, lavorative, familiari. A prescindere dalla tipologia di relazione, il narcisista tende a tenere sotto controllo il partner, mettendo in atto veri e propri atteggiamenti persecutori e manipolatori che pongono l’altro in una condizione di confusione.
Ma cosa succede quando ad essere narcisista è il genitore?
La relazione con un genitore narcisista
Il genitore narcisista mostra atteggiamenti svalutanti e anaffettivi soprattutto con i figli, che vengono intesi come una “proprietà” e non come degli individui indipendenti.
In particolare, il narcisista rifiuta i tentativi di autonomia dei figli per il timore di perdere ilcontrollo anaffettivo esercitato su di loro, caratterizzato da bisogno di potere, assenza di empatia e ipercontrollo comportamentale e psicologico.
Queste caratteristiche personologiche possono favorire uno stile relazionale basato sull’inversione dei ruoli, in cui i bisogni affettivi dei figli sono trascurati.
Le caratteristiche generali di una relazione tra genitore narcisista e figli possono essere raggruppate in quattro macrodimensioni:
- scarsa cura, che può essere spiegatadalla carenza di empatia tipica del narcisismo;
- iperprotezione, che si può tradurre nel bisogno di strumentalizzare e controllare gli altri;
- svalutazione dell’altro e ipervalorizzazione di sé (“grandiosità”);
- favoritismo, ovvero la tendenza del narcisista ad assumere il ruolo di “giudice”, accentuando la propria percezione di superiorità ed alimentando la competizione tra i figli.
Questi stili relazionali controllanti e anaffettivi facilitano, nei figli, l’insorgere distati di ansia e depressione, nonché difficoltà nella gestione delle proprie emozioni.
Un aspetto interessante e quasi paradossale è il ruolo della differenza di genere nella relazione genitore-figli. L’ipercontrollo e il rifiuto imposti dal genitore di sesso opposto vengono percepite più come forme di interessamento e di affetto (anche se possessivo) chedi“invadenza”. Dunque, è come se tra figli e genitore di sesso opposto si instaurasse una relazione più simmetrica che competitiva.
Federica Beglini
Dottoressa in Psicologia Clinica