litigare davanti ai figli. Quante volte abbiamo sentito dire la frase “zitti, ci sono i bambini?”
I genitori spesso sono consapevoli che litigare davanti ai figli è nocivo ma da un lato minimizzano, dall’altro non riescono a farne a meno. In qualità di avvocato specializzato in diritto di famiglia, mediatrice e counselor delle relazioni familiari ho dato sostegno a molte coppie che stavano attraversando momenti di alta conflittualità e quasi tutte purtroppo raccontavano di avere difficoltà a trattenere la rabbia davanti ai figli. I figli spesso vengono coinvolti in litigi violenti, sfuriate, insulti, attacchi verbali e usati come testimoni e strumento di ricatto. I genitori sono spesso posseduti dalla rabbia e dall’emotività su cui non hanno alcun controllo e agli occhi dei figli ,che assistono impietriti a quegli atti di violenza, potrebbero arrivare a fare di tutto. I bambini non possono e non sanno dare una spiegazione a ciò che accade, spesso si colpevolizzano (soprattutto se di età inferiore ai 7 anni ) e vivono con un senso di precarietà, come se potesse accadere qualcosa di molto brutto da un momento all’altro tutti i giorni.
Come reagiscono i figli?
I figli potrebbero avere due reazioni differenti: potrebbero imparare lo schema dell’aggressività verbale diventando rissosi e dominanti con le persone a cui vogliono bene, compresi i genitori; oppure potrebbero diventare degli adulti precoci e fare da genitore al proprio genitore consolandolo, facendo da paciere e occupandosi dei bisogni di mamma e papà piuttosto che dei propri. In quest’ultimo caso è molto probabile che il bambino una volta diventato adulto possa fare fatica a guardarsi dentro, a riconoscere le proprie emozioni, proprio perché abituato a preoccuparsi più dell’altro che di se stesso.
I sintomi di un’eccessiva esposizione alla conflittualità familiare
- tic nervosi: sono gesti, espressioni vocali, suoni, movimenti rapidi o contrazioni di un gruppo di muscoli, sono dei rituali involontari e ricorrenti che l’inconscio mette in atto per proteggersi e gestire l’ansia.
- deficit di attenzione: il bambino teso e preoccupato, ha la mente altrove e non riesce a concentrarsi.
- iperattività: il bambino si muove continuamente per cercare di non pensare al problema
Cosa non fare
- Urlare e inveire davanti ai figli;
- Chiedere loro supporto o di testimoniare quanto sta accadendo in casa;
- Urlare mentre i figli sono in un’altra stanza e ascoltano e immaginano impotenti catastrofi imminenti;
- Raccontare o far intuire ai figli di essere stati traditi o di averne il sospetto;
- Attribuire ai figli la responsabilità delle liti con il partner;
- Sminuire il partner facendogli perdere credibilità e autorevolezza agli occhi dei figli.
Cosa fare
Ricordare a se stessi che non è il bambino ad avere un problema ma la coppia che continua ripetutamente a litigare davanti ai figli. Può essere utile far seguire il figlio da uno specialista e non bisogna mai minimizzare la situazione.
- Il primo passo è prendere consapevolezza della conflittualità di coppia. Quando si litiga spesso si tende a dimenticare il litigio precedente. Questo aspetto se da un lato può sembrare positivo, in realtà non lo è perché non è di aiuto a prendere atto che si tratta di litigi continui e frequenti. Quindi il primo passo è non dimenticare, ricordare l’ultimo litigio in modo tale da evitare di ripeterne altri in futuro.
- Il secondo passo è affrontare il problema, la crisi di coppia va affrontata spesso chiedendo aiuto e affidandosi a professionisti del settore. Il cambiamento va affrontato nell’immediato, i comportamenti violenti vanno interrotti e non bisogna nascondersi dietro a frasi come “prima litigavamo una volta a settimana, oggi ogni 15 giorni”. I bambini hanno una percezione del tempo diverso da quello degli adulti, ogni giorno per loro è importante.
Se stai vivendo un momento difficile con il tuo partner e temi che l’alta conflittualità possa avere ripercussioni sui tuoi figli, non esitare a contattarci per una consulenza.
Consolata Santino
Avvocato, mediatrice familiare, counselor