L’arrivo di un figlio è per una coppia un importante cambiamento: i partner sono chiamati necessariamente ad una riorganizzazione delle priorità e delle routine.
Si parla di transizione alla genitorialità per indicare il particolare momento in cui gli individui transitano da una fase all’altra del proprio ciclo di vita: ovvero, stanno per “uscire” dalla condizione di figli per “entrare” in quella di genitori.
Creare un nuovo nucleo familiare, infatti, implica che ciascun partner abbia ultimato alcuni compiti evolutivi essenziali, quali la transizione all’età adulta e il processo di separazione-individuazione dalla famiglia di origine. Queste caratteristiche sono tra loro strettamente correlate: il processo di separazione-individuazione indica la capacità di una persona di affermarsi come individuo a sé rispetto ai propri genitori, pur mantenendo con loro un saldo legame. Affermare la propria individualità, infatti, non significa interrompere i rapporti con la propria famiglia di origine; al contrario, significa riconoscere e accettare le trasformazioni cui il rapporto con i propri genitori va inevitabilmente incontro.
Diventare genitore è, a sua volta, una transizione cruciale verso la vita adulta e, come tutte le transizioni, coinvolge moltissime sfere della vita del singolo..:
- riorganizzazione della propria condizione professionale e lavorativa;
- riassegnazione delle priorità;
- revisione nella gestione delle finanze,
…e di coppia, che vive un cambiamento irreversibile.
Come si è modificata, nel tempo, la genitorialità?
A differenza di altri cambiamenti (come, andare a vivere da soli, iniziare una convivenza o trasferirsi in un’altra città), l’arrivo di un figlio è una trasformazione irreversibile nella vita di un individuo perché non concede la possibilità di “tornare indietro”.
Le variabili in gioco non riguardano soltanto le decisioni e i progetti individuali dei genitori, ma si riferiscono anche ad aspetti più concreti, come la disponibilità economica e il rapporto con la società e con il contesto di riferimento. Nella nostra società, infatti, la transizione alla genitorialità presenta alcune caratteristiche che sono il frutto di una profonda, ma rapida modificazione:
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Intenzionalità
Diventare genitori è una scelta ponderata ed equilibrata che parte da un desiderio (e, dunque, da un’intenzione) e quasi mai è determinata dalla casualità degli eventi. Questa scelta, ovviamente, ha origine da un processo di trasformazione della coppia, dell’intimità e della famiglia, ma anche da un processo riflessivo circa se stessi.
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Età anagrafica dei neo-genitori
Ad essersi modificata è anche la fascia d’età in cui un individuo sceglie di diventare genitore. L’Italia è tra i Paesi in cui l’età anagrafica dei genitori si è maggiormente posticipata rispetto alle epoche passate. Proprio per questi motivi, in molti casi, non si sceglie di diventare genitori una seconda volta.
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Composizione e struttura familiare
Anche l’assetto familiare, negli anni, è cambiato consistentemente: nella nostra società esistono tantissime tipologie di famiglia, ognuna con un proprio preciso equilibrio: famiglie monogenitoriali, famiglie “di fatto”, famiglie allargate, famiglie “ricostituite” a seguito di separazioni o divorzi, etc. La ridefinizione che la coppia mette in atto con l’arrivo del primo figlio sembra segnare in modo stabile e significativo gli equilibri e/o gli squilibri di genere nella storia futura della coppia.
L’importanza della comunicazione
La transizione alla genitorialità mette in campo una serie di dinamiche psichiche che, prima di quel momento, la coppia non aveva vissuto né preso in considerazione.
L’arrivo di un figlio -soprattutto se il primo- comporta anche una trasformazione di sé: si esce dalla simmetria del rapporto di coppia, in cui offerta e ricezione delle cure si alternano in maniera equa, per accedere ad una relazione asimmetrica in cui è un solo individuo a necessitare e beneficiare di cure e attenzioni.
Come accennato nel paragrafo precedente, nelle prime fasi di vita del bambino, i partner sono assorbiti dai nuovi ritmi e dai bisogni del piccolo, molto spesso a scapito degli equilibri di genere all’interno della coppia.
Infatti, poiché il neonato è strettamente dipendente dalla madre, è frequente che i partner uomini riferiscano una sostanziale trascuratezza da parte della compagna, percepita come “emotivamente non disponibile”.
D’altro canto, la donna riferisce spesso un disinvestimento emotivo da parte del partner, percepito come il meno operativo tra i due nell’accudimento del piccolo.
Come superare, allora, questi bias di comunicazione?
- impegnarsi per far sì che il conflitto venga affrontato e risolto in maniera equilibrata;
- pianificare in maniera costruttiva lo svolgimento delle giornate basato sulla divisione dei compiti;
- imparare a delegare alcune mansioni a terze persone, in modo che l’equilibrio di coppia possa non risentirne eccessivamente;
- ritagliarsi spazi di dialogo, intimità e vicinanza fisica ed emotiva.
L’arrivo di un figlio, anche se desiderato, può letteralmente stravolgere gli equilibri e le dinamiche di coppia, soprattutto a fronte dei momenti di difficoltà e riorganizzazione globale.
Accogliere questi momenti come opportunità di crescita e miglioramento individuale e relazionale può essere un valido aiuto anche ai fini di una sana costruzione della resilienza familiare.
Dott.ssa Federica Beglini
Psicologa
Obiettivo Benessere