Conoscere le emozioni può sembrare semplice e basilare mentre gestire le emozioni, soprattutto quelle più faticose, sovente risulta difficoltoso a qualsiasi età.
Rispetto la conoscenza delle emozioni, Ekman, Woodworth e Izard hanno condotto ricerche in tutto il mondo, dimostrando che sono riconoscibili tramite delle semplici fotografie di espressioni facciali a prescindere dalla cultura di appartenenza. In particolare le emozioni identificate come primarie e universali sono sette: rabbia, felicità, paura, tristezza, disgusto, disprezzo e sorpresa.
Invece dimostrano che tutte le altre sfumature emozionali (o emozioni secondarie), come ad esempio l’invidia o la vergogna, hanno un’espressività strettamente legata alla cultura di riferimento perdendo quindi il carattere di universalità.
A cosa serve conoscere le emozioni
Mentre conoscere un emozione primaria è universale in quanto utile alla sopravvivenza e all’adattamento dell’organismo in quanto geneticamente ereditato, le sfumature vanno apprese ed esercitate al fine di riconoscerle e quindi usarle correttamente. Queste difficoltà si incontrano, in particolare, nei soggetti autistici (disturbi del neurosviluppo) o in chi soffre di alessitimia (l’incapacità di riconoscere e\o provare le emozioni).
Le emozioni, primarie o secondarie, vengono attivate di input ambientali, ad esempio: vedo un serpente sento la paura e voglio scappare. In questi processi di risposta emotiva vengono coinvolti diversi sistemi: respiratorio, cardiocircolatorio, endocrino e motorio i quali portano a una modificazione dei livelli ormonali e posturali oltre ad un sentire soggettivo che può andare dal dolore al piacere.
Cosa può comportare una scarsa gestione emotiva?
Il protrarsi nel tempo di uno stato emotivo, in particolare spiacevole, o la sua repressione può essere la causa dell’alterazione di alcune funzioni fisiologiche fino a comprometterle.
Ecco che subentra l’importanza del gestire le emozioni in modo consapevole: queste rappresentano l’integrazione corpo-mente per determinare l’armonia o il malessere cronico.
Imparare a gestire le emozioni
Per far si che vi sia uno stato di benessere psico-fisico è importante quindi conoscere le emozioni, a tal fine è necessario sin da bambini proporre e svolgere attività a tema, con strumenti propri della psico-educazione dispensati da pedagogisti e psicologi; anche in famiglia è possibile esercitare questa competenza soffermandosi sui vissuto. Invece che “è andata bene a scuola?” Chiedere il “come ti sei sentito a scuola? … in che senso bene\male?” Ascoltando la risposta senza giudizio ma mostrando compartecipazione e comprensione.
Per gestire le emozioni è necessario saperle conoscere e infine conoscersi a fondo: la piena competenza giunge verso l’età adulta. Sapere cosa fa stare bene e come gestire nonché sfogare la frustrazione, la sofferenza o la rabbia sono strumenti essenziali per vivere bene ed essere integrati nella società. Sovente si riesce in modo autonomo, qualora questo processo risulti macchinoso, è importante rivolgersi a degli esperti come lo psicologo e in caso di approfondimenti diagnostici al neurologo o neuropsichiatra per poi trovare il percorso terapeutico più idoneo (se senti di averne bisogno, contattaci).
Sovente si nota che il gestire le emozioni e il conoscerle è appreso dalle esperienze svolte durante la propria vita e dalla relazione con i propri genitori, ecco che la relazione terapeutica può permettere di curare le vecchie ferite per poi procedere autonomamente e in modo più funzionale sul proprio cammino.
Alice Bertolino
Psicologa
www.studiopsieco.it