Volete scoprire cosa accade in mediazione familiare? Questo articolo racconta seduta per seduta il percorso vissuto da una coppia in crisi.
La mediazione familiare è un percorso che prevede la riorganizzazione delle relazioni famigliari in caso di separazione o di divorzio e il che cosa accade in mediazione famigliare ha a che fare con il tentativo di facilitare il dialogo nella coppia in crisi tra rancori e malumori.
La fine di una relazione necessita di liberarsi da emozioni e pensieri che compromettono il benessere quotidiano soprattutto per i figli. A tal proposito vorrei riportarvi il primo caso che ho seguito in affiancamento con un mediatore familiare presso il suo studio privato, analizzando tecniche e strategie che tale figura professionale mette in pratica per poter condurre la coppia a comunicare in maniera efficace.
Il caso
Ora proverò a spiegarvi nello specifico cosa accade in mediazione familiare, riportando la mia esperienza come osservatrice esterna.
Ambra è una donna di 42 anni, impiegata amministrativa con un grande sogno nel cassetto, ossia terminare gli studi in Lettere moderne, magari, per poter diventare un’insegnante.
Luca ha 48 anni, lavora nell’ufficio di economato presso il suo comune di residenza e nel tempo libero ripara biciclette presso un piccolo laboratorio che affitta mensilmente.
Sono sposati dal 2008 e nel 2016 hanno avuto il piccolo Paolo, un bambino descritto come molto “vivace” da entrambi. A tal proposito Ambra puntualizza che nell’ultimo colloquio le insegnanti abbiano riportato di aver riscontrato nel bambino una significativa irritabilità, in quanto spesso urla e si butta a terra, rifiutandosi di parlare e di portare a termine le sue attività.
Entrando nel vivo delle dinamiche di coppia, Ambra riporta che negli ultimi due anni Luca si sia isolato, faticando ad affrontare sia i problemi che gli impegni famigliari. Molto spesso è lei che si ritrova a gestire in autonomia la parte economica, senza alcun interesse da parte del marito.
Luca ammette di essere cambiato negli ultimi anni per via del carattere della moglie, la quale appare sempre nervosa e insoddisfatta della loro vita di coppia, ragione per la quale non condividano nemmeno più attività piacevoli di coppia, ma solo individuali.
Il mediatore familiare ha accolto e ascoltato la “storia” della coppia, come accade in mediazione familiare durante i primi incontri, domandando in primo luogo cosa sapessero sulla mediazione familiare per poi darne una definizione minuziosa. Successivamente ha valutato insieme alle parti se la mediazione familiare fosse la risposta più opportuna alle loro esigenze. Luca e Ambra sono sembrati predisposti e motivati nell’intraprendere tale percorso per rafforzare il loro ruolo genitoriale, al di là dei nodi da sbrogliare.
In secondo luogo, ha proposto ad entrambi di fissare incontri individuali per la volta successiva al fine di accogliere al meglio i loro punti di vista.
Punti di s(vista)
Durante gli incontri individuali, Luca racconta con molta disinvoltura che le cose con Ambra non vanno bene ormai da tempo e di essere riuscito solo nell’ultimo anno a prendere una posizione, optando per la separazione. Spiega che vive in casa dei suoi genitori perché gli affitti sono troppo costosi e che con quello che deve dare ad Ambra non riuscirebbe a vivere dignitosamente. Sostiene che 350 euro al mese siano uno sproposito, dato che il bambino è piccolo e che non necessita di una vita troppo “agiata”. Si descrive come un grande lavoratore a tratti stacanovista, ma con tante responsabilità, poiché esercita anche la libera professione. Sostiene che la moglie, durante l’anno della pandemia di Coronavirus, si sia lasciata molto andare sia psicologicamente sia fisicamente, mettendo su un “po’ troppi chili”, ma che questo non sia il reale motivo della loro rottura, puntualizzando che non vivevano quasi mai momenti di intimità di coppia. L’incontro si chiude con una dichiarazione da parte di lui, che afferma di essere molto spesso “pedinato” dalla moglie che cerca di indagare sulla sua vita privata e che ne è venuto a conoscenza grazie alle testimonianze ricevute da alcuni amici in comune. In fase di colloquio Luca tende il proprio cellulare con l’intento di far leggere al professionista un messaggio ricevuto proprio ieri sera da un amico. In questo momento il mediatore rifiuta di dare lettura al messaggio verbalizzando di non essere un investigatore, bensì un mediatore! Ciò che accade in mediazione familiare è anche quello di delineare al meglio i ruoli professionali.
Ambra con uno sguardo rivolto verso il basso e con voce roca verbalizza di essere molto preoccupata per suo figlio, che non riconosce più perché sempre molto “arrabbiato”, probabilmente per via della prolungata assenza del padre. Puntualizza che la loro relazione sia arrivata al capolinea dal momento in cui Luca ha incontrato una giovane collega single, divenuta ormai la sua attuale compagna, anche se lui non lo dichiara. Inoltre, aggiunge che Luca non stia più provvedendo al mantenimento del figlio dal mese di gennaio di quest’anno, motivo per il quale si è rivolta ad un avvocato, che ha consigliato loro di avviare un percorso di mediazione al fine di riorganizzare le loro relazioni familiari e gli aspetti di natura economica. Prima di congedarsi con il mediatore, Ambra dice di sentirsi intimorita perchè spesso e volentieri vede Luca nei luoghi che frequenta con le amiche. Il mediatore si limita semplicemente a chiarire che quando si frequentano gli stessi amici è molto probabile bazzicare anche negli stessi luoghi.
Durante gli incontri, il professionista si è posto sin da subito in ascolto attivo, in grado di raccogliere dettagliate informazioni sulla situazione contingente e al tempo stesso accogliere i primi sfoghi emotivi della coppia, che man mano negli incontri successivi, sono emersi sottoforma di conflitto diretto. Ciò che accade in mediazione familiare è di riportare la coppia a riflettere sui compiti genitoriali adottando un’ottica futurocentrica ogni qualvolta ripercorrevano episodi del passato o apportavano recriminazioni generali.
Il genogramma per risalire alle “origini”
Durante il secondo incontro di coppia, accade che in mediazione familiare il professionista proponga lo strumento del genogramma per acquisire maggiori informazioni sulla loro storia familiare con l’intenzionalità di attivare una maggior riflessione e condivisione di idee a partire dall’esperienza dell’altro.
Durante il racconto di Ambra, si apprende che la ragazza ha perso il proprio papà quando era appena una bambina di due anni per via di un infarto improvviso. Da quel momento in poi Ambra ha vissuto con sua mamma e con sua sorella maggiore, all’epoca ottenne. Tuttavia emerge un forte attaccamento per la zia, nonché sorella della propria madre, la quale è stata di grande aiuto nella loro vita, una vera e propria “seconda mamma”. Inoltre, si denota un significativo senso di tristezza quando racconta degli anni vissuti nel periodo della sua adolescenza, per niente facili dal punto di vista emotivo, dato che la maggior parte dei compagni di classe la schernivano per il suo aspetto fisico, in quanto fosse in sovrappeso. Dopo la maturità decise di iscriversi alla facoltà di lettere per poi lasciare l’università al secondo anno, periodo in cui conobbe un ragazzo un po’ più grande di lei che volle andare a convivere insieme a tutti i costi fino a quando lui non la tradirà poco tempo dopo. Da quel momento in poi Ambra riprese in mano la sua vita, trovò un buon lavoro come segretaria, si iscrisse in palestra e decise di intraprendere un percorso con una nutrizionista per migliorare il suo stile di vita. A distanza di due anni conobbe Luca tramite qualche amico in comune. Ad oggi Ambra, nonostante si descriva come una donna “ferita”, vorrebbe mantenere buoni rapporti con la famiglia di origine di lui, soprattutto con la sorella con la quale ha instaurato una significativa amicizia. Tuttavia si descrive come una persona che abbia sempre messo al primo posto la famiglia, trascurando molto sé stessa.
Quello che accade in mediazione familiare è di utilizzare un linguaggio privo di tecnicismo, bensì rassicurante in grado di far leva sui punti di forza di Ambra. In tal senso formula delle ipotesi sulla base dei dati in suo possesso tra cui l’eventuale importanza che conferisce alla zia di Paolo, la quale oltre a ricoprire un ruolo importante, rievoca in qualche modo ciò che una zia ha rappresentato nella sua di vita, ovvero un grande punto d’appoggio.
Ambra piange e Luca rimane in silenzio.
Il mediatore familiare formula una domanda a Luca: “Anche per lei Luca, sua sorella rappresenta un buon punto di riferimento per suo figlio? Il fatto che sua sorella continui ad avere un’amicizia con Ambra le genera fastidio oppure no?”
Luca dopo qualche istante risponde: “Indubbiamente è una zia meravigliosa e su questo non si discute. Non nego che però mi infastidisca il fatto che ogni tanto faccia un po’ troppo comunella con Ambra, la quale viene costantemente a conoscenza di tutto quello che faccio nella mia vita”.
Il mediatore ribadisce il concetto che tale condizione può verificarsi quando si abbiano molte amicizie in comune, ma che in questo caso sarebbe necessaria la collaborazione da parte di entrambi nel riuscire a considerare il soggetto esclusivamente come figura familiare che trascorre del tempo di qualità con il proprio figlio per puntare al benessere di quest’ultimo, cercando inoltre di rispettare e garantire la riservatezza delle proprie vite personali, come ogni volta accade in mediazione familiare.
L’incontro prosegue con il racconto della vita di Luca. Quest’ultimo ha due genitori, ad oggi settantenni, che provvedono alla cura e alla gestione di Paolo quotidianamente, fino a quando Ambra non termina di lavorare, dato che Luca rincasa sempre tardi la sera per via del suo lavoro extra. Luca descrive un’infanzia e un’adolescenza abbastanza tranquilla, nonostante il padre fosse quasi sempre via per lavoro. La madre impiegava il suo tempo per poche ore come Baby Sitter, riuscendo ad occuparsi al contempo anche dei figli, senza alcun supporto. Secondo Luca la “donna” è normale che abbia più tempo rispetto all’uomo, il quale è costretto a lavorare per più ore durante il giorno. Per tale ragione non comprende il motivo per cui Ambra gli rimprovera di pensare troppo al lavoro e mai a suo figlio. In seguito, riporta di aver sempre avuto un rapporto positivo con la sorella minore, anche se nell’ultimo periodo si siano allontanati parecchio per via di alcune incomprensioni. Molto spesso dichiara di sentirsi realizzato sia personalmente che professionalmente e si descrive come un papà “giocherellone”, in grado di dare le giuste attenzioni al proprio figlio, quando gli è concesso.
Durante tale seduta il mediatore familiare ha riportato i coniugi nella loro situazione reale di vita quotidiana, facendo riferimento anche al fatto che i tempi siano cambiati e che le opportunità lavorative siano per lo più paritarie, nonostante una serie di difficoltà di natura legislativa e sociale. Tuttavia, ricorda di partire dalle loro esigenze e dalle loro disponibilità per andare incontro ai bisogni di tutti, non solo quelli riguardanti il loro bambino. Inoltre, sposta l’attenzione su un’area condivisa, quella riguardante la responsabilità genitoriale, domandando a Luca se stesse o meno provvedendo al mantenimento del proprio figlio.
Luca comunica che attualmente riesca a dare un piccolo contributo economico pari a 200 euro mensili e non di 350, come concordato dal giudice. Successivamente riporta di sentirsi escluso dalla vita del figlio perché Ambra gli concede di vederlo solo una domenica ogni tanto. Tuttavia sostiene che ogniqualvolta cerchi di affrontare tale argomento, Ambra risponda che non sia alla ricerca della sua “carità” e che lei e Paolo stiano bene anche senza di lui. Il mediatore torna ancora una volta sull’area condivisa e domanda: “In che modo avete comunicato la separazione a vostro figlio?” Seguono istanti di silenzio e poi interviene Luca: “Non abbiamo mai parlato di questo a lui. Gli abbiamo solo spiegato che papà sarebbe andato a vivere da un’altra parte per lavoro”. Ambra aggiunge: “Pensiamo che sia troppo piccolo per capire una cosa così grande”. Tuttavia, come accade in mediazione familiare, Il professionista può assumere un ruolo più “istruttivo”, informando la coppia che comunicare la separazione ai figli è imprescindibile perché ogni bambino prova malessere nel vedere due genitori che non stanno più insieme e, se possiedono un’età che non permette loro di esprimersi con le parole, manifestano il loro disagio con le azioni, ad esempio buttandosi a terra, urlando, rifiutando di mangiare e così via. Questo permette di sospendere il conflitto personale coniugale per mettere al centro i figli, la realtà che li unirà per sempre come coppia genitoriale. In un secondo momento suggerisce di fare questo passaggio insieme in un luogo tranquillo e familiare purchè siano tutti e tre insieme, trovando le parole più profonde che vengono dal loro interno, cercando di calibrarle per età, con l’intento di far passare il messaggio: “Se anche mamma e papà non vivono più insieme, l’amore che hanno per te non cambierà mai”.
Valore economico o di riconoscimento?
Negli incontri successivi il mediatore familiare guida la coppia a lavorare sul budget familiare al fine di ipotizzare la suddivisione delle spese ordinarie e straordinarie, delineando un’equa cifra che Guido si impegnerà a dare ad Ambra per il mantenimento del figlio, che al momento vive esclusivamente con la madre e gran parte del tempo con i nonni paterni. Una cifra di 300 euro mensili, che potrà subire variazioni nel tempo, ad esempio non appena avrà trovato una sistemazione opportuna.
Il mediatore invita Luca a riflettere sull’importanza di garantire al figlio una sistemazione fissa e accogliente per ritrovare un’intimità con lui al fine di rafforzare la loro relazione ed il loro rapporto di fiducia. Inoltre, chiarisce che i bisogni specifici del figlio richiedano una particolare attenzione e prontezza da parte di entrambi perché divenire più collaborativi potrebbe apportare maggior serenità anche nel loro bambino, che per la sua età evolutiva non riesce ad esprimere in parole ciò che prova e che, quindi, lo fa attraverso il corpo.
Luca si pone in ascolto senza intervenire, mentre Ambra dichiara di aver perso fiducia in Luca perché per colpa di molti suoi comportamenti “immaturi” si sia rovinato tutto e che dubita che troverà una sistemazione per il bene del figlio. Il mediatore familiare tende a riformulare quanto ascoltato: “Mi sta dicendo che non si è comportato nella maniera in cui lei desiderava?” Ambra risponde: “Mi aspettavo tante cose da parte sua, che però non si sono mai concretizzate, ma va bene così… L’importante è che ora inizi a fare il padre!”
Negli incontri seguenti, ciò che è tipico e che accade in mediazione familiare, è l’animarsi del conflitto tra i due, i quali dedicano l’uno all’altra spazi di ascolto mediante i quali il mediatore riformula concetti o frasi.
Nel settimo incontro Luca racconta di essere alla ricerca di un bilocale in affitto e di aver preso già un appuntamento con un’agenzia immobiliare per visionare un appartamento la settimana successiva. Ambra sembrerebbe essere colta alla sprovvista e dopo una serie di raccomandazioni sul luogo, gli spazi e la gestione della nuova casadichiara di sentirsi lievemente sollevata. Arrivati fin qui, il mediatore invita la coppia a organizzare più momenti di condivisione tra il figlio e il padre durante l’arco della settimana, ad esempio trascorrendo più tempo insieme al figlio anche nel suo laboratorio anche per il tempo di una breve merenda insieme, in modo tale da intensificare la loro relazione prima di introdurre la convivenza alternata.
Sebbene vi siano state iniziali resistenze da parte di Ambra, quest’ultima spiega di aver avuto un dialogo costruttivo con la sorella di Luca, la quale avrebbe consigliato di affidarsi alle scelte di Luca, che sta cercando di migliorare sia la sua situazione economica che genitoriale. Paolo, ad oggi, trascorre week end alterni con il papà presso l’abitazione dei nonni, facendo anche qualche capatina in laboratorio.
Durante l’ottavo incontro il mediatore si complimenta con entrambi per i cambiamenti apportati in maniera costruttiva, facendo sentire i coniugi compresi, ricordando loro che tali problematiche siano diffuse tra le coppie in fase di separazione o di divorzio e che serva del tempo per arrivare a prendere accordi condivisi.
In seguito pone loro una domanda: “Secondo voi vostro figlio cosa fa quando è preoccupato? Di cosa avrebbe bisogno?”
Guido risponde: “Paolo quando è arrabbiato si butta a terra e urla all’infinito”; Ambra aggiunge: “Ora è da qualche giorno che non si butta più per terra a scuola, ma ogni tanto balbetta quando si agita”.
Il mediatore familiare puntualizza l’importanza di rassicurarlo, osservarlo e costruire una routine sia quando si trova a casa del papà che della mamma per trovare strategie di contenimento delle proprie emozioni. Solo se dovesse persistere il problema, potrebbero tenere aperta la possibilità di rivolgersi ad uno psicologo infantile.
Una famiglia che cambia
Negli ultimi due incontri Ambra e Luca sembrano aver migliorato le loro modalità di comunicazione, riportando che abbiano deciso di parlare della separazione a Paolo una domenica pomeriggio, mentre si trovava a giocare nella sua cameretta. Luca racconta che entrambi si siano seduti accanto al figlio e che gli abbiano spiegato che il motivo per cui mamma e papà non vivono più insieme è perché non vanno più d’accordo, ma che continueranno a volersi bene come genitori perché amano il proprio figlio profondamente. Ambra riporta di aver visto Paolo sereno e nei giorni seguenti un po’ “regredito”, in quanto sia tornato a mettersi il dito in bocca prima di addormentarsi. Il mediatore familiare chiarisce che tale regressione sia una sorta di scudo protettivo per proteggersi da qualcosa che i bambini di quell’età avvertono come “scomodo”, ma al contempo in tale gesto potrebbero racchiudersi richieste di rassicurazione tra attenzioni e cure che un bambino spera non vengano mai a mancare nella sua “nuova famiglia”.
La fine degli incontri, ma non del percorso…
Nell’ultimo incontro il mediatore rivede gli accordi co-costruiti con entrambi e raggiunti nel progetto d’intesa, che potranno essere rivisti in base alle esigenze di ognuno e alle necessità del proprio figlio.
La coppia ringrazia il professionista per averli accompagnati fin qui con professionalità e umanità: “Cosa rara”, evidenziano. Luca appare sempre “spigliato”, ma meno loquace; Ambra ha un tono di voce più limpido e un contatto oculare meno “sfuggente”, soprattutto nei confronti di Luca; Paolo, a detta di entrambi e delle maestre, appare più sereno e sempre meno “resistente”. Questo, a mio avviso, segna in particolar modo un punto di inizio e mai di arrivo perché più che “evitare” il conflitto la coppia, nel corso del tempo, imparerà sempre di più a stare in quel conflitto grazie a qualche risorsa in più che si acquisisce durante un percorso di mediazione familiare, che faccia leva sull’instaurazione di nuovi equilibri.
Dott.ssa Rossella Attivissimo
Pedagogista e Mediatrice Familiare