Quando un membro della famiglia è “oltre le sbarre”, detenuto in carcere gli equilibri, le dinamiche familiari mutano e la mediazione in carcere può essere una valida risorsa. Secondo alcune ricerche, un detenuto che ha conservato i legami familiari è meno incline a commettere per la seconda volta il medesimo reato rispetto ad un recluso i cui legami familiari si sono rotti.
La mediazione in carcere, in particolare la mediazione familiare, può essere uno strumento volto ai aiutare la famiglia del detenuto a gestire i nuovi equilibri e le dinamiche relazionali sorte dopo la reclusione. All’uscita dal carcere, per fine pena o in misura alternativa, riprendere il legame con i propri cari e la quotidianità insieme non è mai facile.
“Legami oltre le sbarre” offre un nuovo modello di presa in carico della persona rea, coinvolta in un percorso di reinserimento sociale affettivo e genitoriale con l’obiettivo di contenere il più possibile le recidive di reato, lavorando in rete con istituzioni e associazioni.
Il progetto Mediamoci, sviluppato in seno all’associazione “Il Girasole” Onlus, è un interessante esempio di percorso di mediazione per le famiglie, separate dal carcere, che potrebbero ricongiungersi in vista della fine della pena detentiva e ritrovare il dialogo di coppia, essere genitori e guardare insieme al futuro. «Questo volume agile, che non tedia e non mira a colpire, contiene tanta vita. Si narra infatti del carcere – non omettendo i suoi aspetti dolorosi e contraddittori – e si racconta di esistenze intricate e sofferenti, si dicono le tappe articolate e le fatiche intense del lavoro relazionale con l’approccio della mediazione familiare.» (Dalla postfazione di Silvia Landra).