In mediazione familiare quando una coppia non è mediabile, è possibile stabilirlo attraverso dei criteri che vanno a garantire la buona riuscita del procedimento stesso. Innanzitutto, vediamo insieme in cosa consiste il percorso di mediazione familiare e per chi può essere una risorsa utile al termine di una relazione.
Che cos’è la mediazione familiare?
La mediazione familiare è una procedura di separazione che tutela il dialogo e ristabilisce un’organizzazione familiare che sappia rispondere ai cambiamenti avvenuti in seguito al divorzio.
Il percorso di mediazione, si svolge alla presenza di entrambi gli ex partner, è strutturato in 8/10 incontri a cadenza quindicinale o settimanale, ogni incontro ha una durata di un’ora e mezza. La coppia genitoriale definirà, con l’aiuto del mediatore, la nuova organizzazione familiare, prefigurando modalità, tempi e luoghi con cui i loro figli potranno continuare a mantenere i legami sia con la mamma che con il papà e le rispettive famiglie d’origine, senza escludere le figure dei nonni.
Tre sono gli elementi indispensabili affinché la mediazione familiare operi: l’avvenuta decisione di separarsi, la compresenza dei partner, la spontaneità della richiesta.
Principi della mediazione familiare
I principi cardine della mediazione familiare sono la garanzia di un procedimento che punta alla completa trasparenza dell’operato del mediatore, quale figura a servizio della coppia che attraversa un momento critico della loro vita. Per iniziare la mediazione familiare è necessario che:
- la partecipazione al percorso mediativo sia volontaria;
- sia garantita confidenzialità, riservatezza e segreto professionale;
- che ci sia indipendenza dal sistema giudiziario;
- le parti abbiano il controllo sulle decisioni.
Chi sceglie la mediazione familiare per la riorganizzazione del proprio assetto familiare dopo la fine di un matrimonio deve essere rassicurato dalla professionalità del mediatore e dalla correttezza che contrassegnerà l’intero percorso. Il mediatore è solo uno strumento per giungere a degli accordi soddisfacenti per entrambi gli ex partner, di cui loro stessi saranno gli artefici.
Il mediatore familiare…
Nella stanza di mediazione, il mediatore si trova alla presenza di una grande quantità di emozioni (rabbia, tristezza, delusione, senso di colpa), la coppia di ex partner deve affrontare la riorganizzazione della propria esistenza, una ridefinizione dei ruoli, dei sentimenti e la ricollocazione dell’altro nella propria vita. In questo clima emozionale complesso, il mediatore, poiché responsabile del percorso mediativo, deve assolvere alcuni compiti che garantiscono la regolarità e il buon esito della mediazione familiare. La norma tecnica UNI 11644 prevede, quindi, che il mediatore: comprenda la richiesta d’intervento attraverso un’attenta analisi della situazione, informi dettagliatamente sulla propria qualifica professionale e sugli obiettivi generali dell’intervento per evitare fraintendimenti con altre professionalità.
Nella fase della pre-mediazione, il mediatore deve raccogliere tutte le informazioni utili a poter stabilire se la coppia possa intraprendere il percorso di mediazione. Per informazioni si intende anche la presenza di denunce a carico di uno o di entrambi gli ex partner, l’inizio di percorsi terapeutici, la fase del procedimento separativo in cui si trovano.
Il mediatore, quindi, deve valutare la compatibilità tra le richieste dei mediandi e i corrispondenti bisogni. In questa fase iniziale dove il mediatore raccoglie le informazioni deve anche valutare la presenza di elementi che impediscono l’avvio della mediazione familiare.
In mediazione familiare: quando una coppia non è mediabile?
Non tutte le coppie sono mediabili, in mediazione familiare è indispensabile essere predisposti all’ascolto e all’accoglimento dei bisogni dell’altro. Questa predisposizione può venire meno in tutte quelle ipotesi nelle quali uno o entrambi i componenti della coppia non siano nelle condizioni (fisiche o psichiche) di determinarsi serenamente in tal senso ovvero vi siano comportamenti che possono pregiudicare il percorso di mediazione e conseguentemente la buona riuscita dello stesso. Spesso si parla di “semaforo rosso” in riferimento ad alcune situazioni per cui la mediazione non può avviarsi, quindi la coppia non è mediabile in presenza di:
- alcune categorie di violenza domestica o altri abusi, in particolare nei casi di rischio continuativo;
- questioni legate alla sicurezza e alla protezione dei minori;
- intimidazione, minacce, estremo squilibrio di potere;
- malattia mentale;
- invalidità mentale;
- uso di alcol o droghe;
- disonestà provata, ad esempio l’aver dato informazioni false;
- rifiuto o incapacità di accettare le regole base della mediazione;
- assoluta mancanza di comunicazione tra i componenti la coppia;
- eccesso di conflittualità;
- aspettative diverse da parte della coppia.
In mediazione familiare quando una coppia non è mediabile e ricorre anche una sola di queste situazioni, il mediatore –professionista appositamente preparato- deve essere in grado di capire se c’è bisogno di una forma di assistenza o di procedimento legale diverso. Per ulteriori informazioni sulla mediazione familiare contattateci.
Marialaura Misiano
Mediatrice familiare