La separazione, nelle famiglie, è una specie di tsunami che travolge tutto: i genitori, naturalmente, ma poi a pioggia anche i bambini e i nonni.
Difficile infatti, come sappiamo bene, che una separazione sia davvero “serena” e condotta con equilibrio e di comune accordo. Anche nella migliore delle ipotesi, i bambini stentano a capire perché mamma e papà hanno deciso di separarsi, e il loro più grande desiderio è che possano tornare a vivere insieme.
I nonni, poi, sono dilaniati da sentimenti opposti: proteggere i nipotini, capire il perché di certe scelte, ma anche tentare di restare neutrali, di non parteggiare per il proprio figlio/figlia contro la nuora/il genero, per salvaguardare la correttezza dei rapporti, sperando di non perdere il contatto con i bambini. Un compito difficilissimo e delicatissimo, perché significa ridefinire tutti i rapporti familiari e spesso anche il nostro ruolo.
Succede infatti che i nonni diventino una specie di “porto franco” in cui il bambino, nel momento del conflitto tra i genitori, trova un nido sicuro e accogliente.
Perché però sia così, e perché il nostro nipotino ci percepisca come un “territorio neutro” in cui rifugiarsi e riposare, dobbiamo però tenere presenti alcune regole. La prima? Anche se in cuor nostro pensiamo che uno dei due genitori sia nel torto, evitiamo di far trasparire questo nostro stato d’animo con il bambino e di influenzarlo con critiche, anche velate, alla sua mamma o al suo papà.
I bambini hanno le antenne e sono sensibilissimi: percepiscono immediatamente il non detto, quello che sta dietro alle nostre frasi, anche le più apparentemente innocenti. Anzi, sanno benissimo quello che pensiamo anche quando non diciamo nulla, quindi… figuriamoci se ci facciamo sfuggire qualche parola!
Teniamo presente che, come ci dicono i sociologi, ancora oggi, nella maggior parte dei casi, la separazione dei genitori significa per il bambino passare da una famiglia “triangolare” (padre-madre/figlio o figli) a una famiglia “lineare” (madre/figlio o figli). In una famiglia così, il rapporto madre/figlio diventa spesso fortissimo e per il bambino può essere più difficile vivere con serenità quelle fasi della crescita attraverso le quali i figli si staccano dalle figure dei genitori e definiscono la propria identità.
Anche in questo, i nonni possono rivelarsi preziosi, perché possono affiancare la figura genitoriale prevalente garantendo al bambino una pluralità di figure adulte di riferimento ed equilibrando, per quanto è possibile e con la delicatezza e la discrezione che deve sempre guidarci, la “bilancia affettiva” familiare.
E c’è infine un altro compito in cui noi nonni possiamo affiancare i genitori: quello di contribuire a costruire per i bambini quella “normalità” di vita e quei ricordi a cui possono ritornare, per tutta la vita, con la certezza di condividere memorie e affetti con persone che li amano.
Il Natale tutti insieme, con il rito condiviso dei regali sotto l’albero; il compleanno con la famosa torta della nonna; le passeggiate in montagna, la preparazione delle marmellate… Momenti che creano un “ritmo” nella vita del bambino, che sono degli “appuntamenti” fissi e rassicuranti che gli danno quelle certezze e quella tranquillità che gli permettono di crescere serenamente.
Annalisa Pomilio