Martina e Fabrizio da anni hanno perso la complicità e l’armonia che li legava: litigano e discutono per ogni iniziativa dell’altro, la loro casa è diventata un campo di battaglia e non riescono a prendere la decisione di lasciarsi; si domandano se stare insieme per il bene dei figli, Paolo di 9 anni e Silvia di 4 anni, sia giusto.
IL CASO
Martina e Fabrizio sono nomi di fantasia per raccontarvi la storia di una famiglia che si è rivolta al nostro Studio, su invito della psicoterapeuta di coppia, al fine di raggiungere un accordo di separazione in mediazione familiare.
Al primo incontro informativo comprendo subito che sono preoccupati per Paolo e Silvia, i loro amati figli, e che ci soffermeremo a parlare di loro nelle successive sedute. Raccontano di essere separati in casa da circa un anno: Fabrizio dorme sul divano letto nello studiolo e cerca di passare la maggior parte del tempo fuori casa, mentre Martina dorme con la piccola Silvia nel lettone. Paolo, il grande, è rimasto a dormire nella sua cameretta e ultimamente sta dando qualche preoccupazione a mamma e a papà.
Paolo ha spesso mal di testa e le insegnanti riferiscono un calo del rendimento scolastico. Il ragazzo è assorto nei suoi pensieri e sembra disinteressarsi non solo alla lezione ma anche alle relazioni con i compagni di classe, si isola. A casa la mamma ha notato atteggiamenti aggressivi e di rabbia nei suoi confronti e incolpa Fabrizio di essere un pessimo esempio per il figlio maschio.
Martina racconta che da circa un anno, in concomitanza con l’inizio della crisi matrimoniale, Silvia ha ricominciato a fare la pipì a letto. Erano da poco tempo riusciti a toglierle il pannolino e il ciucciotto quando le cose tra lei e il marito sono iniziate ad andare male, così Martina, preoccupata per la piccolina di casa, ha deciso di farla dormire con lei nel lettone. Alla domanda “Silvia sta meglio a seguito di questo cambiamento” Martina risponde di si ma che la bimba fa fatica ad addormentarsi la sera e di notte si sveglia sempre perché fa brutti sogni.
LE OSSERVAZIONI DEL MEDIATORE FAMILIARE
Da cosa dipendono i comportamenti di Paolo e Silvia?
Le competenze psicopedagogiche del mediatore danno la possibilità al professionista di comprendere meglio i bisogni della famiglia, le emozioni vissute e il motivo dei comportamenti adottati, ma non hanno scopo valutativo, diagnostico. Il mediatore è l’esperto della conflittualità e durante gli incontri non abbandona mai il ruolo del mediatore per vestire quello di consulente.
Approfondiamo meglio il vissuto di Paolo e Silvia:
Paolo e Silvia sono stati coinvolti e travolti dalla relazione disfunzionale dei propri genitori iniziando a manifestare, attraverso reazioni psicosomatiche e regressioni all’infanzia, un malessere che non è altro che il riflesso del clima emotivo che respirano tra le mura domestiche:
- Paolo ha nove anni ed è costretto a prendere coscienza dei problemi dei grandi, si preoccupa per loro e teme che la mamma e il papà siano troppo distratti dai loro litigi per prendersi cura di lui e della sorellina. Paolo sta crescendo troppo in fretta, è in una fase della sua vita in cui vede tutto o bianco o nero, tende ad essere molto leale con Fabrizio del quale è diventato il confidente e ad addossare alla mamma la colpa delle crisi familiare, vive il c.d. “conflitto di lealtà”; a scuola si estranea dal contesto ricordando le discussioni dei genitori e cercando soluzioni alle problematiche sorte.
- Silvia ha quattro anni e per lei il contatto fisico è molto importante. L’insonnia e l’aver ricominciato a fare la pipì a letto sono delle regressioni all’infanzia dovute al clima emotivo domestico che le provoca ansia e paura. Ricerca le coccole e dorme nel lettone con la mamma perché teme l’abbandono. Crede che mamma e papà siano troppo distratti dai loro problemi per occuparsi di lei e ha bisogno di appagare il suo bisogno di sicurezza.
Il metodo di lavoro utilizzato
Il mediatore, man mano che la coppia racconta e descrive il comportamento dei figli, crea la sua ipotesi di lavoro e inquadra le problematiche manifestate dai bambini sulla base delle sue conoscenze psicopedagogiche. Durante le sedute adotta le tecniche mediative volte ad aiutare ciascun genitore a riappropriarsi del proprio ruolo e a porre fine ai comportamenti poco funzionali. Tra un incontro e l’altro la coppia metterà in pratica con i figli quanto appreso in mediazione e aggiornerà il mediatore degli ulteriori sviluppi.
In questo caso è stato molto importante per la Piccola Silvia sentirsi ascoltata e aver potuto raccontare i brutti sogni notturni alla mamma e al papà. Per Paolo è stato determinante essere spogliato del ruolo di consigliere e guida del padre: i figli si identificano nei propri genitori, non distinguono la propria personalità da quella del genitore, Paolo ascoltando commenti dequalificanti sulla mamma avrebbe potuto arrivare a negare l’esistenza di quella parte di se stesso che identificava con la mamma.
Stare insieme per il bene dei figli è giusto?
Molte coppie conflittuali decidono di non separarsi, pur non amandosi più, dichiarando di stare insieme per il bene dei figli. Ma è proprio così? I figli traggono beneficio dalla convivenza forzata di mamma e papà? La separazione può creare un danno irreparabile ai figli?
In realtà gli effetti della separazione sui figli dipendono più da come i genitori gestiscono la loro conflittualità che dalla separazione di per sé. Una coppia di genitori che litiga quotidianamente o che ha interrotto qualsiasi forma di dialogo, che coabiti o meno, innesca con molta probabilità nei figli reazioni e comportamenti problematici. La scelta di continuare a vivere sotto lo stesso tetto da separati, spesso dettata anche da ragioni economiche, senza lavorare sul dialogo, non è una soluzione funzionale: è come se ci si ostinasse a curare il sintomo anziché lavorare sulla causa.
Martina e Fabrizio cosa hanno deciso di fare?
Durante gli incontri di mediazione, Martina e Fabrizio hanno preso consapevolezza della sofferenza dei figli e hanno posto fine a comportamenti disfunzionali, abbassando, così, il loro livello di conflittualità.
Martina e Fabrizio sono riusciti a guardare la causa del malessere dei propri figli e a costruire un dialogo per il bene della famiglia. Attraverso il processo di self-empowerment hanno sviluppato e potenziato nuove abilità di vita, l’empatia e l’ascolto attivo non giudicante in primis, poi rafforzato la capacità di autoderminazione. Nel corso di cinque sedute la coppia ha deciso di separarsi e preso accordi sui turni di cura dei figli.
Consolata Santino
Mediatrice familiare – Avvocato – Counselor